IL
GIARDINO DI LILITH
Ma chi è Lilith esattamente?
È una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche e nella prima religione ebraica. Nella religione mesopotamica, Lilith è il demone femminile associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazie e malattie. Per gli antichi ebrei, invece, era la prima moglie di Adamo (antecedente ad Eva): fu ripudiata e cacciata dal Giardino dell'Eden, poiché si rifiutò di obbedire al marito che pretendeva di sottometterla.
Alla fine dell'Ottocento, in concomitanza con la crescente emancipazione femminile in occidente, Lilith diventa il simbolo del femminile che non si assoggetta al maschile.
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È tutta colpa nostra
"
Femminismo: atteggiamento - convinzione - movimento politico,
culturale e sociale, che sostiene la parità politica, sociale
ed economica tra i sessi. [...] "
Ironico dover
ricordare ancora la definizione stessa di femminismo. Eppure appare
quanto più necessario se frasi come "io non sono femminista:
voglio la parità dei sessi, non la superiorità della donna"
sono all'ordine del giorno, soprattutto tra le donne.
Come appare ancor
oggi essenziale ribadire la necessità dell'esistenza del movimento,
con forza sempre maggiore.
Nonostante i
femminicidi in aumento, gli stupri e le violenze quotidiane; le
offese, le differenze salariali e sociali; i giudizi e pregiudizi, le
discussioni ancora aperte su diritti come l'aborto; l'assenza di
provvedimenti concreti per agevolare la maternità in un periodo
storico che vede entrambi i genitori sostenitori dell'economia
famigliare... V'è ancora chi sostiene che la parità sia stata
raggiunta.
Ma v'è anche chi,
con quella ragione che si concede solo agli stolti, ne chiede
l'estinzione, additando il femminismo di un'aggressività che
parrebbe lontana dalla femminilità. Un'ira che, a detta di questi,
sarebbe persino la causa di una perdita di virilità nel genere
maschile. Non un aumento dell'empatia, della parità dei generi in
rapporto all'apparire ed al sentire. No: la donna si sta trasformando
in un essere crudele e lussurioso, mentre l'uomo sta diventando una
femminuccia isterica.
È
tutta colpa di noi femministe
se il mondo sta andando a rotoli. È
colpa nostra, che un giorno ci siamo svegliate dal torpore domestico
e abbiamo deciso di ribaltare la nostra "natura".
D'altronde, noi siamo nate con una propensione all'ordine e alla pulizia, all'attenzione per la casa, per la cura e l'accudimento. Altrimenti come spiegare generazioni di donne e madri soddisfatte nel loro ruolo?
D'altronde, noi siamo nate con una propensione all'ordine e alla pulizia, all'attenzione per la casa, per la cura e l'accudimento. Altrimenti come spiegare generazioni di donne e madri soddisfatte nel loro ruolo?
Perché
di ruolo si tratta: abbiamo ottenuto i doveri, quelli lavorativi,
tralasciando i diritti di una divisione reale dei compiti domestici e
di educazione dei figli. E sono le stesse madri e nonne a perpetrare
il bisogno di una simile condizione, per paura e protezione,
in una società che giudica sprezzante la contemplazione di una vita
diversa. "Gli uomini vanno presi a letto e in cucina"; "non
dargliela al primo appuntamento o scappa"; "una donna senza
figli non è una donna realizzata"; "gli uomini non ci
arrivano, devi farlo tu".
Intendiamoci,
fare la madre e la casalinga è un bellissimo lavoro se è ciò che
si desidera; non deve però diventare costrizione perpetua e
assoggettabile a qualsiasi esponente del sesso femminile. Non deve
nemmeno negare la stessa possibilità all'uomo, che spesso
non
ha le medesime
attenzioni e non si pone gli stessi problemi della donna non per
questioni biologiche, ma per abitudine e a causa del sistema
educativo.
Il
femminismo non sta rendendo l'uomo una "femminuccia". Lo
sta rendendo partecipe di una realtà
monopolizzata dalle donne e senza il consenso totale di queste
ultime. Perché il femminismo non è solo una lotta per i diritti
delle donne: è una lotta contro le discriminazioni di genere. È
una battaglia
anche per quegli uomini che sentono di volere
opportunità
loro
precluse completamente
fino a qualche anno fa.
Il
rovescio della medaglia del maschilismo, del sistema partiarcale, è
infatti
una
rappresentazione
negativa
dell'uomo -di sesso maschile- in quanto animale. Stupido e pigro,
incapace di avere accortezze elementari nel focolaio domestico.
Succube dei suoi istinti primari, non
minimamente in grado
di controllarsi ed avere ragionamenti compiuti una volta attivato
il
bisogno
sessuale. Un animale che può diventare violento, perché privo di
intelligenza emotiva e preda di sentimenti incontrollabili come la
gelosia o la rabbia. Un genitore di serie B, presente solo
parzialmente nella vita dei suoi figli in caso di separazione
e non solo,
anche se in alcuni casi è stato più presente: ma,
per il comune pensiero,
non è il suo ruolo;
è "meno propenso".
Una rappresentazione molto lontana dalla realtà per (fortunatamente) la maggioranza degli uomini. Una generalizzazione ed esasperazione frutto della violenza di pochi e della definizione limitante delle caratteristiche di genere.
Una rappresentazione molto lontana dalla realtà per (fortunatamente) la maggioranza degli uomini. Una generalizzazione ed esasperazione frutto della violenza di pochi e della definizione limitante delle caratteristiche di genere.
Forse,
se smettissimo di legare il Femminismo ad una rivendicazione
unicamente femminile, ad una lotta per la supremazia ed il comando di
una delle due parti.
Se la finissimo di legare i generi a degli schemi compiuti, solo perché più semplice.
Se ammettessimo l'esigenza di un repentino cambiamento di direzione sociale e culturale anzitutto...
Se la finissimo di legare i generi a degli schemi compiuti, solo perché più semplice.
Se ammettessimo l'esigenza di un repentino cambiamento di direzione sociale e culturale anzitutto...
Forse,
potremmo cominciare a vivere non secondo dei ruoli impostati per mere
questioni di religione e sopravvivenza
in epoche ormai distanti anni luce, bensì
seguendo il nostro bisogno di felicità. Che, badate bene, è ben
lungi dall'essere controllato da un organo sessuale.
(Articolo pubblicato primariamente sulla rubrica omonima di AostaCronaca)
Isabella
Rosa Pivot
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