Spleengate

mercoledì 25 novembre 2020

IL GIARDINO DI LILITH: Gli effetti negativi della mancata educazione sessuale in VdA

 INTERVISTA A LORENA BONFANTI, OSTETRICA 



Ma chi è Lilith esattamente? È una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche e nella prima religione ebraica. Nella religione mesopotamica, Lilith è il demone femminile associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazie e malattie. Per gli antichi ebrei, invece, era la prima moglie di Adamo (antecedente ad Eva): fu ripudiata e cacciata dal Giardino dell'Eden, poiché si rifiutò di obbedire al marito che pretendeva di sottometterla.Alla fine dell'Ottocento, in concomitanza con la crescente emancipazione femminile in occidente, Lilith diventa il simbolo del femminile che non si assoggetta al maschile.


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Gli effetti negativi della mancata educazione sessuale in VdA

Giovani donne con anche cinque o sei aborti alle spalle, o che utilizzano la pillola del giorno dopo come contraccettivo. No, non è la situazione valdostana (forse italiana) del secolo scorso, ma quella odierna: come è possibile che nel 2020, con una simile quantità di precauzioni disponili, vi sia ancora una tale incoscienza?

L’aborto è un diritto e come tale, va tutelato. Al contempo, è necessario responsabilizzare una simile scelta e dare gli strumenti necessari ai giovani, affinché non sminuiscano il valore delle loro azioni.
L’educazione sessuale che viene fatta risulta essere insufficiente: un mix di paura, giudizi, costi e superficialità, colpisce le giovani ragazze e genera un sistema preoccupante di cui bisognerebbe trattare maggiormente.

Ho parlato di tutto ciò con Lorena Bonfanti, Ostetrica al reparto di ostetricia e ginecologia dell’Ospedale valdostano Beauregard.

C’è un uso corretto della pillola del giorno dopo tra le giovani?

No, assolutamente: viene spesso utilizzata come “contraccettivo” ordinario, quando invece dovrebbe essere usata in casi di emergenza. Per chiarezza a tal proposito, fino a qualche tempo fa, dai 18 anni in su la pillola del giorno dopo si poteva prendere senza prescrizione medica. Per quanto concerneva invece le minorenni, queste necessitavano comunque della presenza di un genitore e della prescrizione. Di queste ultime, non tutte si rivolgevano a noi al Pronto Soccorso, poiché poteva essere prescritta anche dal medico della mutua. Capitavano molte minorenni che, quando venivano a conoscenza della necessaria presenza di un genitore, decidevano di non tornare.Dall’8 ottobre 2020, una legge ha stabilito che la pillola del giorno dopo possa essere acquistata senza l’obbligo di prescrizione medica sia dalle maggiorenni, che dalle minorenni.

Per quanto concerne l’aborto, invece: le giovani vi ricorrono spesso?

L’aborto è piuttosto frequente.
Dalle cartelle cliniche vedo che certe ragazze hanno anche cinque o sei aborti alle spalle ed è una quantità davvero esagerata. In primo luogo, perché si tratta comunque di un intervento chirurgico e, in quanto tale, può comportare dei rischi e delle complicazioni. In secondo luogo, perché si tratta di un carico emotivo abnorme, capace di segnare una donna per tutta la vita. Tieni conto che noi facciamo di media un’interruzione chirurgica di gravidanza alla settimana e molteplici sedute della pillola abortiva. Per un totale di 4 aborti circa in Valle d’Aosta, a settimana. Rispetto all’informazione e all’accesso ai contraccettivi, è sicuramente un numero estremamente alto.

Ritieni che l’educazione sessuale sia sufficiente?

Alla luce di tutto ciò, decisamente no. Ho fatto educazione sessuale in una scuola media per due anni, comprensiva di sole due ore in tutto l’anno… pochissimo. Non si riesce a trattare nemmeno la metà degli argomenti. Per non dire che, per parlare di tematiche simili, risulterebbe necessaria una certa confidenza, in modo che il gruppo possa sentirsi a suo agio nel porre determinate domande. A quell’età (12-14 anni), appena usi termini come “pene” e “vagina” scoppiano a ridere. Per quanto concerne l’informazione post-aborto, invece, la legge parla chiaro: il medico deve farti una spiegazione esaustiva a seguito dell’intervento e tu dovresti già uscire dallo studio con la prescrizione di una pillola contraccettiva. Neanche questo purtroppo avviene. Sia perché le donne non la chiedono, ma anche perché i ginecologi non la prescrivono. Da segnalare, però, una cosa bellissima presente in Valle d’Aosta: durante l’intervento di Interruzione di Gravidanza, è possibile posizionare gratuitamente una spirale. Chiederla ha un costo di 90/100 euro ed invece in tali casi è possibile averla gratis, risolvendo per 3/5 anni il problema contraccettivo; per poi toglierla nel momento in cui si desiderano dei figli. La cosa assurda è che in pochissime aderiscono: solo il 20% la prende come una buona opzione.

Anche l’informazione sulle malattie sessualmente trasmissibili è dunque carente?

A tal riguardo l’informazione è un po’ più elevata, forse anche grazie al contesto familiare e ai social network che vi dedicano più attenzione. Bisogna comunque ammettere che i ragazzi a conoscenza dei reali rischi sono pochi.

Da quanto le scuole non ti chiamano per fare educazione sessuale?

In realtà, si tratta di un problema perlopiù organizzativo. Io sono dipendente ASL e lavoro a tempo pieno: non posso avere un secondo lavoro. Inizialmente, andavo gratuitamente e per passione. Poi mi sono resa conto che il nostro tempo, la nostra formazione e la nostra professionalità di ostetriche andrebbe remunerata anche sotto tale aspetto. Le scuole dovrebbero tutte affidarsi ai consultori e pagare questo servizio, senza appoggiarsi ad una mera disponibilità singola.

Mi chiedo se sia solo il riflesso di una mancanza d’ informazione ed educazione sessuale, o se vi sia anche una paura del giudizio dei genitori, da parte di queste ragazze.

Sicuramente, per i genitori di alcune generazioni il sesso rappresenta ancora un tabù. Il genitore tende a delegare il compito dell’educazione sessuale alla scuola o ad altri enti. Ho parlato con alcune di queste ragazze e molte temono il giudizio dei genitori, tanto che quando appunto ricevevo delle chiamate per la pillola del giorno dopo ed avvisavo della necessaria presenza del tutore (quindi del genitore) - da pochissimo non più necessario -, queste non avevano delle belle reazioni: “allora i miei devono sapere che ho fatto sesso!” e spesso si scoraggiavano. Naturalmente, erano poi comunque costrette a parlarne. O, almeno, quelle con più coscienza… Altre lasciavano perdere, per poi ritrovarsi obbligate a farlo successivamente, a causa di una gravidanza.

Un ragazza, a chi potrebbe rivolgersi per dei consigli e delle informazioni?

Ai consultori gratuiti, che sono tanti: ad es., Aosta. St. Pierre, Morgex, Chatillon, Donnas, Variney, Pont Suaz,... Per intenderci, gli stessi in cui si va a fare il Pap Test. Non c’è uno sportello dove prendere appuntamento: a Genova, dove feci il tirocinio, v’era uno sportello con un’ostetrica fissa tutto il giorno accompagnata da una psicologa, a cui si poteva accedere senza appuntamento. Qui manca, ma l’ostetrica è sempre presente. Vi è inoltre il Pangolo, un consultorio per adolescenti e famiglie, che svolge prevalentemente una funzione preventiva. Come dicevo a scuola, bisogna prendere comunque come riferimento le ostetriche, perché è il nostro lavoro: possiamo indirizzare le ragazze nella scelta del contraccettivo, ma anche aiutarle ad affrontare il discorso con i genitori. Da rimarcare però, il grosso problema della mancanza di definizione del lavoro in ambito consultoriale. Nonostante questo, il profilo professionale dell’ostetrica è proprio quello di indirizzare le donne (solo le donne, purtroppo) nella sessualità, durante la loro vita fertile.

Isabella Rosa Pivot

(Articolo originario su: www.valledaostaglocal.it)


 

IL GIARDINO DI LILITH: Sul podio della disoccupazione femminile

 Non possiamo permettere che la ripresa dalla pandemia porti ad ignorare le esigenze di metà della popolazione



Ma chi è Lilith esattamente? È una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche e nella prima religione ebraica. Nella religione mesopotamica, Lilith è il demone femminile associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazie e malattie. Per gli antichi ebrei, invece, era la prima moglie di Adamo (antecedente ad Eva): fu ripudiata e cacciata dal Giardino dell'Eden, poiché si rifiutò di obbedire al marito che pretendeva di sottometterla.Alla fine dell'Ottocento, in concomitanza con la crescente emancipazione femminile in occidente, Lilith diventa il simbolo del femminile che non si assoggetta al maschile.


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Sul podio della disoccupazione femminile


Il titolo si riferisce all’ennesimo primato vergognoso dell’Italia: il nostro paese ha il più alto tasso di disoccupazione femminile d’Europa.

Il 16 Ottobre 2020 è uscita la quinta edizione del Gender Equality Index, uno degli indici sulla parità di genere sviluppati e aggiornati dall’UE, creati al fine di incoraggiare gli Stati membri a prestare maggiore attenzione alla disuguaglianza di genere.
Ad un primo sguardo dell’analisi potrebbe sembrare che il nostro paese abbia ottenuto un ottimo risultato: ci siamo infatti classificati al 14esimo posto (su 28), con un incremento di 10,2 punti rispetto al 2010.
Osservando più nel dettaglio, però, possiamo notare come l’incremento riguardi solo i vertici più alti della società, non permettendo quindi di parlare di una reale uguaglianza dei sessi.

Grazie alle quote di genere, abbiamo ottenuto il 35% di rappresentanza femminile in politica e, a seguito dell’obbligo di una presenza minima di donne all’interno dei cda delle aziende quotate in borsa, il 37% anche in quell’ambito. Insomma, le “imposizioni” alla parità, si sono confermate tanto utili quanto necessarie.

Al contempo, siamo messi malissimo per quanto riguarda l’occupazione: solo il 30% delle donne italiane ha un lavoro a tempo indeterminato, mentre la media europea sfiora il 42%. Anche gli stipendi sono vergognosamente bassi, restando di un quinto inferiore rispetto ai corrispondenti maschili; per non parlare della questione relativa al part-time volontario, che fa comprendere come ancora nel 2020, sia esclusivamente la donna a sacrificare la carriera a favore del mantenimento pratico e quotidiano familiare.

Altro dato preoccupante è quello che riguarda le prospettive di carriera: l’Italia ha appena 52 punti su 100, contro la media europea di 64, confermando la sentita difficoltà di avanzare lavorativamente per le donne. Insomma, questa recente analisi ci permette di capire che, in fin dei conti, la situazione del nostro paese a tal riguardo non è molto migliorata dal 2010, quando eravamo oltretutto afflitti dalla crisi del 2008.

Viene da preoccuparsi non poco, vista la crisi odierna e da chiedersi se quest’ultima non porterà un ulteriore passo indietro, nel quadro di una situazione già abbastanza triste. Pensiamo solo all’incremento della violenza domestica e del carico relativo alla cura dei figli, che la pandemia da Covid-19 ha portato con sé.

Questi dati dovrebbero farci prendere maggiore coscienza della disparità di genere che attanaglia il nostro paese e darci motivazione ancora più forte per combattere il sistema attuale, al fine di ridurre sempre di più il gap ingiusto che divide i due sessi.
Muovere azioni in tal senso, premendo sulla classe politica, dovrebbe essere infatti interesse primario delle donne, ma anche degli uomini: basti pensare che, secondo la Banca d’Italia, se l’occupazione femminile arrivasse al 60%, il Pil aumenterebbe del 7%.

Non possiamo permettere che la ripresa dalla pandemia porti ad ignorare le esigenze di metà della popolazione.
Non possiamo far finta di nulla e non alzare nemmeno la voce di fronte a simili dati e risultati: un’emergenza sanitaria non deve diventare la scusa per perpetrare una tale ed evidente ingiustizia.

Isabella Rosa Pivot

(Articolo originale: www. valledaostaglocal.it)

IL GIARDINO DI LILITH: La Retorica Sbagliata sull’Aborto

 

Quando in Italia si discute d’ interruzione di gravidanza – anche in ambienti che dovrebbero essere decisamente più aperti ed evoluti -, si ha sempre un retrogusto di accordabilità limitata, come se potesse venire accettato solo se si trattasse di una scelta dolorosa e sofferta


IL GIARDINO DI LILITH: La Retorica Sbagliata sull’Aborto

Ma chi è Lilith esattamente? È una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche e nella prima religione ebraica. Nella religione mesopotamica, Lilith è il demone femminile associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazie e malattie. Per gli antichi ebrei, invece, era la prima moglie di Adamo (antecedente ad Eva): fu ripudiata e cacciata dal Giardino dell'Eden, poiché si rifiutò di obbedire al marito che pretendeva di sottometterla.Alla fine dell'Ottocento, in concomitanza con la crescente emancipazione femminile in occidente, Lilith diventa il simbolo del femminile che non si assoggetta al maschile.

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La Retorica Sbagliata sull’Aborto



La legge 194 è stata approvata quarant’anni fa, eppure il Diritto all’Interruzione di Gravidanza è ben lungi dall’essere garantito. A inizio ottobre, il Consiglio Comunale di Verona ha approvato una mozione circa il finanziamento di associazioni per iniziative contro l’aborto.

Il 13 ottobre, anche a Milano e a Caserta, il “Comitato No194”, fautore della battaglia per abolire con un referendum la legge del 1978, ha manifestato nuovamente in piazza. Il loro obiettivo sarebbe quello di abrogare la 194 e di sostituirla con una legge che punisca donna e medici con la reclusione da 8 a 12 anni.

Questi sono solo alcuni dei fatti che stanno minando il diritto all’aborto in Italia, faticosamente conquistato dalle donne. Per non parlare poi della situazione relativa ai medici obiettori di coscienza, che sono in costante aumento: nel 2005 la percentuale degli obiettori in Italia era poco più della metà, il 58%; nel 2016 era già salita al 71%.

Un aumento che non si è arrestato e, per quanto la legge preveda che ogni ospedale debba erogare l’interruzione di gravidanza, ciò accade solo nel 60% dellle strutture. Situazione peggiorata dal Covid-19 e dalle problematiche sanitarie che ha comportato. Non sorprende quindi che, in un quadro simile, sia tornato in auge l’aborto clandestino: secondo l’Istituto Nazionale della Sanità, si praticano ancora oggi circa 20.000 interruzioni di gravidanza illegali all’anno.

Il problema, però, è anche come si parla dell’aborto in generale. Quando in Italia si discute d’ interruzione di gravidanza – anche in ambienti che dovrebbero essere decisamente più aperti ed evoluti -, si ha sempre un retrogusto di accordabilità limitata, come se potesse venire accettato solo se si trattasse di una scelta dolorosa e sofferta. Pare quasi che richieda “un pegno” da pagare per  ottenere la redenzione agli occhi della società: deve avere per forza un certo grado di dolore traumatico che lo accompagna, una vera e propria “giustificazione” per la scelta intrapresa. Forse, se tutt’ora la legge 194 subisce attacchi, è anche causa di chi ne parla sotto queste vesti, attraverso la retorica della sofferenza.

Poco tempo fa, il Journal of History of Medecine, ha pubblicato un articolo in cui parlava di come i paesi cattolici – tra cui l’Italia – affrontassero l’argomento dell’aborto in termini più morali che scientifici: il discorso pubblico al riguardo parte dal pressuposto che si tratti di un’irregolarità, riservata a donne irresponsabili, madri degeneri o vittime di una situazione economica e sociale precaria.

Non viene mai preso in considerazione che possa trattarsi di una scelta presa con sicurezza e determinazione per pura volontà personale. Le casistiche precedenti non sono false, ma non sono al contempo rappresentative in toto della realtà effettiva, che dovrebbe rimanere in ogni caso priva di giudizi. La convinzione di base che abortire precluda necessariamente una costrizione dettata dall’esterno o dalla sfortuna genetica, rientra in quella retorica paternalistica che danneggia la libertà intrinseca alla 194.

Sostenere l’IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza) significa lottare per l’autodeterminazione femminile, oltre a proteggere un diritto non sindacabile della Donna. Per farlo, è necessario anche affontare il discorso senza partire dal presupposto che si tratti di un’azione errata per la quale sentirsi in colpa; o un evento forzatamente tragico, che non vedeva alternative: un simile giudizio, all’apparenza non solo innocuo, ma che talune volte potrebbe addirittura assumere le sembianze di difensore della legge 194, rafforza la contraddizione di base attorno al diritto ed alla sua applicabilità… Aiutando ad ingrandire così le forze che vogliono ostacolarlo.

Isabella Rosa Pivot

(Articolo originale: www.valledaostaglocal.it)
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