Spleengate

giovedì 14 maggio 2020

IL GIARDINO DI LILITH: Cosa vogliono le donne?

Lilith è Donna. È un aspetto - o più - del nostro carattere. È irriverenza verso un sistema che deve cambiare



Ma chi è Lilith esattamente? È una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche e nella prima religione ebraica. Nella religione mesopotamica, Lilith è il demone femminile associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazie e malattie. Per gli antichi ebrei, invece, era la prima moglie di Adamo (antecedente ad Eva): fu ripudiata e cacciata dal Giardino dell'Eden, poiché si rifiutò di obbedire al marito che pretendeva di sottometterla.Alla fine dell'Ottocento, in concomitanza con la crescente emancipazione femminile in occidente, Lilith diventa il simbolo del femminile che non si assoggetta al maschile.
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COSA VOGLIONO LE DONNE?
Si parla spesso, a proposito di femminismo, partendo dai problemi e da ciò che andrebbe cambiato. Lottando contro le discriminazioni, una ad una, condannando (giustamente) i comportamenti che recano danno alla parità di genere.  Insomma, in contrapposizione al sistema patriarcale.  Questa volta vorrei affrontare l’argomento da un punto di vista diverso e spesso relegato alle singole questioni e/o problematiche: descrivendo l’ideale positivo a cui punterebbe la parità di genere. 

Qual è l’immagine del mondo di una femminista?
Come vorrebbe la società una donna che lotta contro il sistema patriarcale?

Per riuscire a darvi un’idea dello scopo dietro la lotta femminista, vi racconterò della vita immaginaria di Matteo e Maria. O, meglio, di come sarebbe la loro vita in un modo in cui regna la parità di genere: l’EqualWorld.
Da bambini, Matteo e Maria possono giocare con qualsiasi cosa gradiscano: nell’EqualWorld, se Matteo gioca con le bambole non è affatto un problema, perché è importante che anche lui sviluppi protezione e accudimento; Maria, dal canto suo, può ricevere in dono anche il “piccolo chimico” e non per forza la lavatrice di Barbie.
Matteo e Maria sono educati allo stesso modo da piccini e, crescendo, ad entrambi vengono insegnate le faccende domestiche: è una questione di responsabilità e indipendenza, non di organo sessuale. I colori non li definiscono ed il loro carattere è analizzato nella loro unicità, non nell’appartenenza a degli stereotipi di genere: se Matteo picchia i suoi compagni è perché c’è un problema, non perché i maschi sono aggressivi; idem per Maria.  Negli anni, viene loro insegnata educazione sessuale e l’accettazione del proprio corpo.
A Maria viene insegnato di andare periodicamente dal ginecologo, ma anche a Matteo viene spiegato l’importanza dell’andrologo. In questo modo, Matteo non si farà paranoie nel caso sentisse che qualcosa “non funziona”, ma cercherà semplicemente di risolvere il problema, prevenendo così facendo anche molti disturbi e malattie.
Quando a Maria vengono le mestruazioni è un avvenimento importante, accettato e accolto con normalità, poiché il ciclo è parte integrante della vita. Viene spiegato bene anche a Matteo.  Durante l’adolescenza, Matteo non viene incitato ad avere rapporti sessuali senza ritegno e subito: ma a viverli con naturalezza, usando le protezioni e nel rispetto di chi sceglie come partner, anche fugace. Non è uno “sfigato” se preferisce aspettare e non è “figo” se passa da un letto all’altro senza giudizio e soprattutto, coscienza.
A Maria non viene detto di “non darla”, come se si potesse sciupare. Maria è libera di vivere il sesso come parte integrante della sua vita e di non essere giudicata nelle sue scelte. Per lei valgono gli stessi insegnamenti di Matteo, semplicemente.  Ad entrambi vengono spiegati i pericoli dietro alcool e droghe e i loro orari di uscita sono i medesimi, variano in base alle decisioni familiari: Maria non rischia di essere stuprata o drogata in discoteca e Matteo non viene giustificato con la scusa ormonale per i suoi comportamenti. 
Maria adolescente non viene guardata mai in maniera perversa e Matteo non viene sottoposto ad un’educazione pornografica pressoché irrealistica e che lo condurrà a molte insoddisfazioni. La lunghezza del suo membro non lo definisce per nulla, come la fisicità non è legata al carattere o all’intelligenza di Maria.  Nell’EqualWorld, Matteo e Maria possono viaggiare negli stessi posti del mondo, con gli stessi rischi che ogni luogo della terra può portare.
Maria può camminare da sola per strada senza terrore e preoccupazioni. Matteo ha altri interessi primari oltre al raggiungimento della soddisfazione sessuale e non ha bisogno di usare la violenza per essere definito un uomo “forte” e “virile”.  Maria non riceve avances da professori o datori di lavoro. Perché gli uomini vengono giudicati in maniera uguale alle donne: non propongono né accettano scambi di favore sessuali.
Il sesso non è merce, ma è una questione privata e libera; non c’è  bisogno di ricatti per ottenerlo e gli uomini sanno di valere di più di una soddisfazione temporanea.  Gli stupri e le violenze sono punite severamente e assai rare, poiché è stato insegnato il rispetto e il valore degli altri.  Nell’EqualWorld, non si condanna l’aborto.
Inoltre, lo stato lotta per garantire aiuti validi ai genitori (o genitore) che lavorano, permettendo loro di sostenere la famiglia senza la decapitazione professionale di uno dei due.  Matteo o Maria, se fanno un figlio, possono decidere insieme quale cognome dare (o magari dare entrambi), perché non è per forza il maschio a portare avanti il nome familiare. Non esiste, anzi, un “nome familiare” da trasmettere: sono questioni di poco interesse. Entrambi valutano positivamente l’opzione del lavoro part-time: molti uomini scelgono per primi di passare più tempo con i figli. Viene dato molto valore alla paternità: è una scelta esclusiva della coppia, che può essere alternata alla maternità e che non porta ad alcun giudizio esterno.
D’altronde, nell’EqualWorld, gli stipendi sono dati dal merito e non dal genere. A parità di lavoro, Matteo e Maria prenderebbero lo stesso stipendio e potrebbero ambire alle stesse mansioni. Se Maria guadagna di più di Matteo non è un problema per nessuno. 
Nel caso in cui Matteo e Maria divorziassero, i figli non sarebbero dati in affidamento quasi automatico alla madre: anche Matteo avrebbe gli stessi diritti. I “sacrifici” sono stati divisi in modo uguale tra le parti e non vi è una differenza sul lato economico, poiché non vi è stata alcuna rinuncia consequenziale all’esser madre e sostanziale dall’esser padre. La violenze domestiche sono rare, poiché il rispetto e l’assenza di una supremazia di genere è stata insegnata fin dalla tenera età e poiché le pene sono nuovamente molto severe.  I vestiti di Maria non la definiscono, i sentimenti di Matteo non lo condannano.  Matteo, invecchiando acquista fascino ed anche Maria: canoni sciocchi e illusori di bellezza eterna non vengono imposti.
I prodotti femminili non costano di più, la galanteria non è una spesa obbligata, ma una scelta delle singole parti. Può essere un’opzione di Maria e, se Matteo non la apprezzerà, non sarà semplicemente l’uomo per lei e viceversa.  Le donne non sono isteriche, gli uomini non sono tutti uguali.  Se a Matteo piace mettere il trucco non esclude che sia etero e, comunque nel caso, non interessa a nessuno perché non tange alcuno al di fuori di lui stesso.
Se Maria non vuole figli, non è strana e non deve per forza fare carriera: è solo libera di scegliere come meglio trascorrere la sua vita.

Mica male questa sensazione di libertà, non è vero? 

Isabella Rosa Pivot
(Articolo originariamente pubblicato su www.valledaostaglocal.it)