Spleengate

venerdì 12 maggio 2017

Lo sfigato social

Morti di figa nell’era digitale

I morti di figa sono sempre esistiti da che mondo è mondo. Erano le occasioni per espletare questo diritto non autorizzato che, prima dell’avvento dei Social, potevano venire a mancare.

Dicasi “morto di figa” un esponente maschile in cerca di continuo contatto con il sesso femminile, senza però riuscire mai nello scopo, sia per codardia ma, soprattutto, per incapacità.
E così si limita a sbavare dietro un monitor e ad inviarti i messaggi più assurdi o i commenti più beceri, nella speranza che tu, donna, gliela dia per sfinimento e/o pena.

Fino a qualche annetto fa, se evitavi con cura cantieri, bettole e ritrovi ufo-nerd, potevi scampare da una grossa fetta di bavazombies. Venivano filtrati dalla legge stessa delle probabilità e tu potevi crogiolarti semplicemente nel riflesso dei loro sguardi (alzando il livello d’autostima) senza dover dedicare una buona quantità di ore della tua giornata a massacrarli.


Poi è giunta la chat di Facebook: l’inizio del declino. Orde di esseri, sposati e no, vecchi o giovani, stranieri di fatto o per ignoranza estrema, si sono riversati sui profili femminei. Con una perseveranza, oltretutto, che Ercole con le sue fatiche levate’. Ma cerchiamo di delinearne qualche categoria insieme:

  1. Il “Salutista”
    Probabilmente caduto da piccolo, nella fase di apprendimento del linguaggio.
    Profilo social scarno, massimo una foto profilo e neanche di quelle venute bene. L’approccio tipico, che ha ben poche varianti, è un semplice “ciao”, perpetrato all’infinito. Anche se rispondi, sarà l’unica cosa che saprà dirti. Uno dei più snervanti.
  2. Il “Serial Killer
    Solitamente ha un animale come foto profilo, non se ne conoscono i motivi. Ti sorprende all’improvviso con qualche frase tendente allo psicopatico, come ad esempio: “Ciao, ti va di camminare nel parco assieme, mano nella mano e parlare di noi due?” e a te vengono solo i brividi lungo la schiena.
  3. Il “Maniaco”
    Proprio come quello nudo con solo il cappotto al parco, uguale uguale. Ti manda di soppiatto la foto del suo membro, senza manco una didascalia di presentazione o un indirizzo Google Maps per trovarlo. Nisba. Da vomito e non aggiungo altro.
  4. L’ “Analfabeta”
    “Cia belisima, ke nella vita?”. Il modo spigliato ce l’ha, ci mancherebbe. E non sarebbe neanche tanto fastidioso, se sapesse perlomeno scrivere in una qualsiasi lingua esistente.
  5. Il “Galante”
    Ah, questo ti frega. Forse, è l’unico che avrebbe una speranza d’uscire dalla mortodifiga-zone. Semplice, garbato ed elegante, attira la tua attenzione e così, anche se non è il tuo tipo, decidi di essere perlomeno gentile e gli dai corda. Ecco che dopo qualche giorno, esce fuori lo stalker celato in lui: ti inonda di messaggi, continui, ad ogni ora. E tu accetteresti un incontro solo per ucciderlo.
  6. Ultimo, ma non per onore… Il “Poeta”
    Ve ne sono di due versioni: quello che le poesie te le manda proprio e tu, ad ogni messaggio, senti in sottofondo la canzone della Rettore; l’altra tipologia potremmo definirla meglio sotto il nome del “divulgatore” : a causa di probabili problematiche psico-sociali, non riesce a formulare delle frasi e, così, si limita a mandarti link, canzoncine, sticker, cuori e chi più ne ha ne metta. Insomma, una pecolla da record. 
Ogni tanto mi metto nei loro panni e tento (con alcuni, quelli che mi paiono perlomeno sani mentalmente) d’essere un poco gentile: nell’era tecnologica le relazioni umane sono più veloci e accessibili, ma allo stesso tempo più complesse e stressanti; non deve essere facile per certi maschietti mettersi in relazioni con noi donne, spesso diventate tanto aggressive e sicure.

Ahimè, però, il tempo è sacro  e non possiamo passare la giornata a stressarci per ogni ometto problematico. Siete d'accordo?

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