Spleengate

martedì 14 aprile 2020

IL GIARDINO DI LILITH: SOLA. CON TE

Lilith è Donna. È un aspetto - o più - del nostro carattere. È irriverenza verso un sistema che deve cambiare



Ma chi è Lilith esattamente? È una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche e nella prima religione ebraica. Nella religione mesopotamica, Lilith è il demone femminile associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazie e malattie. Per gli antichi ebrei, invece, era la prima moglie di Adamo (antecedente ad Eva): fu ripudiata e cacciata dal Giardino dell'Eden, poiché si rifiutò di obbedire al marito che pretendeva di sottometterla.Alla fine dell'Ottocento, in concomitanza con la crescente emancipazione femminile in occidente, Lilith diventa il simbolo del femminile che non si assoggetta al maschile.
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SOLA. CON TE
Siamo tutti chiusi nelle nostre case. I giorni si susseguono, senza distinguersi. C’è chi ne profitta per recuperare arretrati e lavori in sospeso; chi si riposa e ozia; chi impara nuove ricette e arti.
Sono molte le persone sole, lontano dagli affetti.
Altre sono fortunate ad avere la famiglia, il partner accanto. Spesso, però, anche quest’ultima situazione – e lo sappiamo bene – si può trasformare in una tragedia: violenza fisica e psicologica possono diventare armi potenti per una vittima costretta a rimanere al chiuso con il suo carnefice.
Sono molti i centri che si sono attivati in tal senso (numero nazionale Centri antiviolenza: 1522), ma ciò potrebbe non bastare. Dobbiamo renderci conto anche di queste realtà e non sottovalutare né la nostra fortuna -nel caso stessimo invece vivendo una situazione felice - né la possibilità che sia più vicina a noi di quanto pensiamo: apriamo le orecchie e i cuori. Se sentiamo, nel nostro palazzo o nelle case vicine, rumori che potrebbero portarci a sospettare un caso di violenza, siamo tenuti ad aiutare, informando i centri antiviolenza e, eventualmente, le forze dell’ordine.
La violenza psicologica è più sottile di quella fisica: colpisce anche molti uomini e nemmeno le vittime stesse sono spesso in grado di riconoscerla. Questo è anche il motivo per cui viene frequentemente sottovalutata, minimizzata, seppur il malessere relativo sia decisamente vincolante e dannoso.
Tra le violenze psicologiche ve n’è una, capace di portare alla pazzia, alla frustrazione e al masochismo anche le persone più stabili: l’isolamento.
Parrebbe ironico: come si può essere più isolati di così? Si può. Eccome.
La solitudine è spesso un peso di grandi dimensioni da portare. Nello stato di emergenza in cui ci troviamo, può diventare una tortura logorante. Ma, citando il grande Robin Williams, “pensavo che la cosa peggiore nella vita fosse restare solo. No, non lo è. Ho scoperto invece che la cosa peggiore nella vita è quella di finire con persone che ti fanno sentire veramente solo”.
In davvero poche occasioni si parla con serietà dei partner violenti attraverso silenzi mirati, assenze di coinvolgimento nelle decisioni (in apparenza semplici mancanze di rispetto) e capaci di sminuire costantemente, con parole e sguardi. Quello che potreb
be apparire come un aspetto del loro carattere è in realtà una tecnica manipolativa forte, che porta la vittima a svalutarsi, a provare una grande tristezza e solitudine. Una manipolazione che, perpetrata a lungo e in maniera continuativa durante la giornata -intensificata ora dalla quarantena -, può portare a ripercussioni psicologiche non indifferenti.
Certo, non è la situazione peggiore che potrebbe capitare.
Vorrei, però, dar voce anche a questo piccolo e silenzioso gruppo di vittime che ogni giorno affronta il dolore, senza il più delle volte capire da dove provenga. Che in questo periodo di isolamento sente le mure ancor più strette; la solitudine ancor più vorace.
Vorrei invitare queste vittime a riconoscere il comportamento malsano che si cela dietro le mancanze che li privano, ogni singolo giorno, della fiducia necessaria ad affrontare la quotidianità.
Per sconfiggere un male simile, l’unico modo è tornare ad amarsi. Fortificare l’autostima e attendere: la quarantena finirà e, forse, anche il loro isolamento personale.
E via dicendo.
Facciamo attenzione a cosa scegliamo di tenerci dentro per la vita.

Isabella Rosa Pivot
(originariamente pubblicato su www.valledaostaglocal.it)

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